L’Arte salvifica ed eterna: l’importanza della luce e del colore

I colori sono una forma energetica che da sempre interagisce con la nostra vita e le esperienze di ognuno di noi, sono collegati alla luce e portano con sé una dimensione viva e vitale, poiché la percezione dei colori è un'esperienza individuale. Il colore è una forma di energia che influenza fortemente la nostra persona a vari livelli: mentale, fisico, emozionale, spirituale. “Il colore è come la musica, un linguaggio che esprime i nostri sentimenti, al punto che si può dire che i colori sono sentimenti visualizzati, poiché Arte ed emozioni sono indissolubilmente legate. I singoli suoni diventano vita nel colore, poiché l’armonia della vita è fondata su un principio fondamentale: "l’efficace contatto con l’anima". E’ l’emozione a far scaturire nell’artista la scintilla della creazione dell’opera. Quest’ultima, a sua volta, stimola l’osservatore alla presa di coscienza del suo mondo interiore poiché l’opera artistica costituisce un mezzo efficace di regolazione dell’attività emozionale entrando in comunicazione con se stessi e con gli altri scoprendo nuove prospettive e sensazioni, così l’arte con la potenza del colore diventa lo strumento di comunicazione che può influenzare emotivamente chi lo percepisce sviluppando un effetto terapeutico che induce a procedere verso il benessere psicofisico. Il colore rappresenta infatti un elemento di grande impatto, non solo estetico ma anche psicologico influenzando in maniera rilevante l’umore, dettando anche lo stile dell’ambiente, modificando la percezione dei volumi, della temperatura e persino dello scorrere del tempo. …”Mi soffermo ad osservare un’immagine con i suoi colori e la mia mente spazia "oltre l’immagine", si perde nell’effetto profondo e coinvolgente di un volo infinito oltre il visibile”… Proprio quell’andare oltre, produce un effetto profondo e coinvolgente da cui l’anima vibrante di passione esce rigenerata dalla potenza psichica del colore. La forza primaria elementare della bellezza diventa la via del colore, si stende verso l’anima e, poiché l’anima è strettamente congiunta al corpo, risulta possibile che un’emozione mentale susciti, per associazione, una reazione di benessere fisico corrispondente (effetti questi che agiscono non solo sulla vista, ma su tutti gli altri sensi). È bello abbandonarsi alla carica vitale del colore, sono i colori della vita a suscitare sensazioni immediate: il rosso acceso attrae, eccita e seduce, come la fiamma; il bianco è il colore della luce, la manifestazione della pienezza, della totalità; il verde intenso trasmette quiete e consente il recupero di quella energia dinamica che attende di riattivarsi; il giallo limone, squillante, acuto, curioso emana irrequietezza, comunicazione ed energia; l’arancione che sprigiona entusiasmo, perfetto rimedio contro la depressione; il blu oltremare è ricerca di profondità, riflessione e meditazione, è possibilità di perdersi per poi trovarsi e abbandonarsi ad un dolce, agognato, atteso riposo".

"Alessia Tortoreto"

Critica Alberto Moioli

"In equilibrio tra armonia e benessere"

Mi affascina l’equilibrio entro il quale viviamo, alla ricerca di un linguaggio espressivo che ci consente di comunicare le nostre emozioni, alfabeti in costante evoluzione come quelli legati all’arte, dalla musica alla pittura, dalla scultura alla poesia. Mi appassiona la possibilità che abbiamo di immergerci anima e corpo nell’arte profonda e coinvolgente di artisti come Alessia Tortoreto. In questo caso l’equilibrio tra le regole dell’architettura, che appartengono alla sua formazione professionale e quelle della pittura che invece rappresentano la straordinaria profondità della sua anima, si declina tra la ricerca dell’ordine e l'indiscusso fascino del caos. In tale ambito si staglia la figura di Alessia Tortoreto come artista la cui espressività è in costante fermento creativo. L’equilibrio al quale ho accennato ha un profondo significato universale perché è sia fisico che interiore, immanente e trascendente e in tale ambito siamo tutti coinvolti, insieme alla profondità delle opere di Alessia. Il fascino del percorso espressivo dell’artista mostra una costante ricerca aniconica entro la quale crescono filoni particolarmente armonici e coerenti tra loro come quelli relativi agli “elementi”, le “sfericità”, i “frammenti svelati” e le “sovrapposizioni”. Ogni filone espressivo contiene caratteristiche che appartengono ad una sensibilità che riesce ad andare oltre la tela, le forme e i colori dialogano con lo spettatore donando quella sensazione di benessere che in realtà non è altro che un’ulteriore ricerca dell’artista. La sfera legata al “piacere” psico-fisico generato dall’emozione visiva è forse il fulcro sul quale ruota da sempre la riflessione dell’artista, a partire dalla filosofia ” Feng shui “ legata all’architettura e alla forza straordinaria dei quattro elementi, sia da un punto di vista simbolico che esoterico, entro il quale macrocosmo e microcosmo stabiliscono una connessione particolare, volta ad amplificare ogni opera artistica di Alessia. Non è dunque un caso se nel percorso dell’artista si denota una caparbietà creativa volta alla continua ricerca, studio e sperimentazione delle forme, delle cromie e dei materiali, ma ancor più della profondità di ciò che la sua anima vuole esprimere, fino a creare opere i cui dipinti, come alla ricerca di un’ulteriore libera espressiva, escono dalla tela e oltrepassando anche la simbolica barriera costituta della cornice.

Critica

La strutturazione dell’opera tra segno e colore è la dimensione entro la quale si libera la fantasia lirica dell’artista. L’immagine è musica, dove note musicali armonizzate diventano poesia. La novità che si può rinvenire nelle sue opere è la diversificazione di soluzioni prospettiche entro cui si muove l’emozione del colore. Si svela una sorta di architettura intrinseca, in cui convergono gli elementi portanti, spesso tridimensionali. Sono essi tracce visibili di un’interiorità che trasforma il reale, per addivenire “oltre l’immagine”. L’astrazione a cui mira la ricerca di Alessia Tortoreto emerge dall’energia dei cromatismi in giochi combinatori che suscitano, nella tecnica ben acquisita del polimaterico, un’emozione tutta mentale. Le traiettorie, le variazioni delle gradazioni cromatiche negli equilibri di armonizzazioni talora geometriche, sottolineano la proiezione dal finito verso l’infinito. Illusioni ottiche, sospese tra realtà e apparenza. Una percezione di sensorialità di grande fascino.
"Fabrizia Buzio Negri – critica d’arte /giornalista"



Le opere di Alessia Tortoreto rispettano in pieno l’originalità di uno stile inconfondibile che ci costringono ad andare oltre la realtà oggettiva della materia, delle forme, delle immagini stesse. L’artista conduce l’osservatore con uno scritto, quasi una sorta di canovaccio, in modo che nell’interpretazione soggettiva del dipinto possa avvalersi di alcuni spunti, ma poi sia concesso ampio spazio di accesso ai sentimenti, alle emozioni, alla fantasia, alle intuizioni, alle riflessioni del singolo. "L’immagine – annota l’autrice – è espressione e rivelazione di valori simbolici, come traduzione e trasposizione di significati, come interpretazione immediata nella dinamicità e mutabilità del pensiero. L’immagine è contemplazione di un’emozione vissuta, trasformata in un ricordo che accende i sogni e conduce inesorabilmente alla riflessione. È l’immagine della vita che si presenta nel lento fluire del tempo, nei ritmi sempre uguali ed immutabili della consuetudine o in quelli sempre diversi dell’illuminazione improvvisa che è unica, immediata, irripetibile. L’immagine è percezione di un sentire, è densità di infinite esistenze, è linguaggio dai molteplici segni, è susseguirsi di frammenti di quotidianità, è lotta fra emozioni contrastanti che coinvolgono l’essere nell’interiorità di un conflitto inesprimibile. L’immagine è idea tradotta in realtà d’essere materia tangibile, proiezione geometrica del pensiero. Lo scritto dell’artista evidenzia la sua personale cultura, la conoscenza degli effetti terapeutici della cromoterapia, la capacità di abbinare competenze tecniche specifiche a evasioni, artifici, evoluzioni artistiche solo apparentemente razionali e informali, unici strumenti in grado di introdurci nel suo universo interiore per accedere alla conoscenza dell’essenza che si cela "oltre l’immagine".
"prof. Giuseppina De Maria"



La lunga sperimentazione di Alessia Tortoreto ha da sempre prodotto una “pittura/scultura” unica ed originale. Attraverso un’introspezione filosofica ha affrontato temi importanti alla sopravvivenza del nostro “spirito”. Attraverso forme, colori, spazi, ombre, luci, in un elegante divenire e trasformarsi, Alessia colpisce, con modalità differenti, la sensibilità dello spettatore. Il colore dà forza alla superficie tridimensionale che fuoriesce dall’opera e incontra lo spettatore per esprimere e raccontare “qualcosa”. Con l’energia del movimento si racconta la vita, la sofferenza, la speranza. Nelle sue opere c’è sempre un “filo” che collega cielo e terra, la nascita e la morte che non hanno confini e si rivelano con luci e ombre che coinvolgono lo spazio circostante in un vortice dinamico. Il filo conduttore delle opere dell’artista, che attraverso espressioni simboliche personali quali “tracce” inconfondibili nella dinamicità della materia, guida lo spettatore ad uscire dalla sofferenza umana che caratterizza la nostra epoca ed andare verso l’intuizione e la libertà. Dunque attraverso gli effetti terapeutici del colore, ben equilibrati e la sua conciliazione tra la dimensione spaziale e temporale, ci costringe ad andare “oltre la realtà” e “oltre il pensiero”. L’emozione fuoriesce dal “quadro – scultura” e arricchisce lo spettatore di nuove e intense energie e sembra come in uno spartito musicale dettare il “ritmo compositivo” tra il colore puro e la sua forza espressiva.
"Nadia Tortoreto - architetto e psicologa clinica"



Critica Gianfranco Ferlisi

"Svelarsi e Rivelarsi"

Ed ecco come una sfera può diventare l’inizio del percorso espressivo chiaro e originale di un’artista: una sfera che nulla ha a che fare con la geometria euclidea perché la dimensione in cui Alessia ci fa entrare è quella della bellezza e dello spazio in cui questa si cela e si manifesta, in opere che si danno come testo iconico della sua esperienza. È così che la creatività diventa dimensione poetica, guida alla molteplicità infinita dell’universo estetico. Spazio, tempo, valori, emozioni: li cerchiamo ora in Alchimia sferica e nei suoi cerchi concentrici, fatti di pure geometrie e di sentori danteschi. È tra queste bolge che Alessia indaga l’entropia possibile del movimento, la trasformazione che si modifica costantemente in una struttura sempre diversa e perfetta, calando nelle sue immagini una componente narrativa e letteraria: è la necessità di appropriarsi di un linguaggio più connotativo che denotativo, l’impegno di tracciare un racconto in mutamento, fatto di materia compositiva a tre dimensioni e di colore che qui cerchiamo. Nelle sue opere si leggono le tracce di un interessante e costante lavoro sul proprio e l’altrui vissuto esperienziale, con una ricerca che parla dell’universo - autentico e forse mai soddisfatto - di chi in prima persona sperimenta la complessità del linguaggio, in specifico di quello artistico. Emerge, nell’immagine che osserviamo, una struttura radiocentrica, quasi da pianta di antica città ideale. Ma l’utopia si dissolve nel movimento centrifugo e centripeto che l’opera genera, perché un’opera come questa richiede la medesima apertura mentale di chi si muove e si smarrisce in un’agorà multispaziale, di chi si incanta gettando lo sguardo al centro di un anfiteatro oppure sulla scena di un antico teatro greco, in un luogo dunque d’incontro e di scontro, di finzione e di realtà. Ma quali operazioni vuole compiere l’artista/architetto (Alessia è infatti anche un architetto) con queste immagini? Costruire forse nuove inesistenti città? In realtà le sue vogliono essere semplicemente le opere di un’artista che non può - e non vuole - contraddire del tutto l’origine della sua formazione. Alessia progetta e costruisce opere con i segni dell’arte perché asseconda i segni interiori della sua creatività, mettendo a punto oggetti che si rivelano estetici nella misura in cui l’artista padroneggia il concetto di geometria e lo rende bellezza. Accade la stessa cosa a chi si accinge a un lavoro di scrittura, in cui è essenziale trovare non solo le parole corrette ma anche quelle che portano adeguati e specifici significati. Anche nell’atto comunicativo dell’arte, saussurianamente parlando, occorre infatti distinguere la “langue”, sistema comune di significati e significanti condivisi, dalla “parole”, il linguaggio individuale, personale, con funzione emotiva ed estetico/espressiva. Se tutti gli artisti o gli scrittori usassero solo la “parole”, cioè una serie di segni del tutto individuali, le loro espressioni sarebbero quasi incomprensibili ai più, perché prive di un minimo patrimonio collettivo comune. E dunque nessun atto comunicativo può escludere (almeno in parte) la langue, un minimo di piattaforma espressiva condivisa e collettivo. Quindi è proprio questo che l’arte di Alessia ci trasferisce: un patrimonio di segni resi esteticamente significativi da un linguaggio creativamente individuale ma trasferibile ai più. Ed allora ecco emergere, sulle superfici della nostra artista, le “sue” parole-immagini specifiche, personali e colte: sono reperti senza tempo, che parlano della sua poeticità ma che conservano tracce importanti di una visione universale del mondo dell’arte. Ma osserviamo ora Caos primordiale, per scoprire e comprendere un concetto di entropia che non va inteso nella sua essenza scientifica ma come paradigma artistico. L’opera mi rammenta il caos delle superfici magnetiche di Davide Boriani, con le limature di ferro e il movimento alla ricerca di un introvabile kòsmos (nel senso filosofico del termine). È rimasto, qui, nell’opera di Alessia, solo il ricordo di tale caos primordiale, perché l’armonia lo trasforma in equilibrio immobile, in un ordine immaginifico solido e diverso, autonomo e forte: la sfera gomitolo è rimasta bloccata tra lame di vecchia impiallacciatura, flessibile come lamiera e dipinta a simulare il rame. Ci si inoltra per superfici statiche ma accoglienti, in cui l’arte diventa il gradevole dialogo in cui ci si scioglie e ci si rilassa nella piacevolezza del discorrere. È il filo arrotolato la chiave di volta che porta alla mente anche aspetti della pittura oggetto di Paolo Scheggi, coi suoi dislivelli e le sue interconnessioni: occorre perciò svolgere e riaggomitolare innumerevoli volte quella sfera violacea per trovare la via d’uscita. Rotola, talvolta, la sfera, scivola, disegna traiettorie da pianeta, precipita come un meteorite, riluce come una perla e si cela negli intrecci più oscuri della materia. Nascono dalla sua perfezione le traduzioni 2 meditate dei suoi ipotetici e infiniti possibili movimenti. Occorrerebbe una sfera di cristallo, appunto, per leggere e comprendere tutta l’evoluzione e l’ispirazione estetica di vent’anni di ricerca, per restituire, nei limiti del linguaggio critico, la genesi dell’immediatezza affascinante del suo linguaggio evocativo. Ed evocativo, inevitabilmente, vuole essere anche il mio procedere, che utilizza esempi e che si sofferma là dove una metaforica (o reale) lama di luce si accende. È possibile assecondare e catturare la Forma dell’acqua? Non esiste un forse che sì o un forse che no nella risposta. L’immaginazione creativa di Alessia, nelle sue insondabili ricerche attraverso i suoi fogli di polietilene, i suoi strati acrilici, attraverso i suoi tessuti (veri e propri arazzi costituiti da trama e ordito) ci offre una soluzione originale e inconfondibile, che ci costringe a oltrepassare la realtà oggettiva della materia, delle forme, della soglia, dunque, delle sue stesse immagini. Questa sorta di pitto-scultura diventa così espressione e rivelazione di valori simbolici e si offre quale traduzione visiva e coagulo di significati: è la sintesi consolidata della dinamicità e della velocità di un pensare e di un agire che cercano di catturare la leggerezza e l’inafferrabilità di tutto ciò che ci circonda, la rapidità del suo trascorrere, l’equilibrio che si nasconde nella volubile luminosità delle stelle o nell’infinitesimale essenza della materia che sfioriamo o che quotidianamente tocchiamo. Tuttavia, nell’insondabile inafferrabilità delle cose esiste anche un soffio del divino, con cui l’artista cerca sintonia e connessione. La leggerezza diventa dunque chiave e testimonianza di una tensione verso l’eterno avvicendarsi del comprendere e del sentire, nel susseguirsi delle quotidiane emozioni, nel loro alternarsi, nel loro dinamismo costruttivo, verso una interiorità che non arretra mai di fronte al mistero e alla bellezza del creato. L’artista ne parla, ovviamente, per immagini e forme, per metafore e leggende figurali. Di qui l’esperienza qualitativa e intensa del procedere espressivo di Alessia, in cui si avvertono rimandi, non troppo sotterranei, all’opera come forma formata, come obiettivo finale dell’azione che è sempre gesto intellettuale e sapere, al di là del dato tecnico. Permane, ovviamente, il superamento degli eccessi poveristi e concettuali, del bagno intellettualistico dimentico, talvolta, di un necessario edonismo formale, cromatico e ludico, connesso sempre alla contemporaneità e ai principali fondamenti della nostra cultura italica e occidentale. Resta, al di là d’ogni altra dichiarazione, la volontà fondamentale di rappresentare e, rappresentando, di comprendere il mondo sensibile, con la vita che vi si svolge e di cui ogni opera registra dubbi e paure. Le stesse che vedo affiorare in Armonie sferiche, una composizione polimaterica del 2010. Come negli anfratti delle sue superfici, anche nella realtà della figurazione si pongono ora inquietanti enigmi, quelli suggeriti da cinque sfere che avrebbero dovuto svelare la verità delle cose e che invece diventano inquietante monologo sulla bellezza, sui moniti delle globulari campane silenziose di Magritte (quelle di Pink Bells, Tattered Skies del Reina Sofia per intenderci) che fluttuano fisicamente nell'aria in una sensazione generale di onirica perplessità e di disagio surreale. In Armonie sferiche Alessia mineralizza la sua ispirazione anche nelle forme di una composizione aggraziata. Qui sembra chiedersi: il bello sfugge forse alla morte? Personalmente ritengo che ogni manifestazione di bellezza abbia in sé una buona dose di eternità, e così anche quella che aleggia nella dimensione polimaterica delle realizzazioni o quella che si manifesta sulla finestra non più prospettica della rappresentazione. Sono l’arte e il sentimento del bello che si materializzano su una superficie, a sfidare il male e il tempo: non bastano però la meraviglia o l’incanto seduttivo dell’opera a sottrarci alla precarietà della nostra vita, perché neanche l’arte (e il piacere del suo farsi), per quanto ci regali momenti di trasognamento, può dare garanzie di sopravvivere per sempre. La buona pittura è però anche, e a volte soprattutto, pensiero e i pensieri rimandano comunque alla limitatezza della nostra dimensione e alle molte incertezze dell’ego umano. Nel progetto di Costruire decostruire: tra sogno e realtà (2006) una tecnica mista polimaterica, dotata di una analiticità agguerrita e acuminata, rimanda alle clausole e alle ragioni prime della forma e dello spazio interrogandosi su forma, spazio, materia e colore. Alla freschezza delle costruzioni si aggiunge, sempre più, la maturità di un’energia più forte, più efficace, più vissuta, più sentita, alimentata da una maggiore consapevolezza e da un’autonoma visione del mondo dell’artista. La piccola cornice, le carte sgualcite, le stagnole, i ritagli di giornale fanno intravvedere una struttura personalissima della costruzione, ricca di un nuovo senso di profondità. Ora ci si imbatte in una stratificazione che evoca un addentrarsi in ambiti inesplorati, in un terreno oscuro e singolare. Alessia è giunta ad un suo peculiare e specifico 3 orientamento: riflette e, nel contempo, si diverte e scrive, con arte, del suo universo privato, in cui vengono esplorate acque profonde in cui getta quotidianamente ancore per un impossibile approdo. Il suo sforzo è a volte faticoso perché i pilastri del suo costruire affondano nelle terre instabili delle vicende oniriche dell’arte, un terreno quanto mai insicuro e mutevole. Ma questo fa parte delle regole del gioco. Ormai l’approdo di questa sorta di pitto-scultura polimaterica, affrontata su supporti lignei, con l’uso di policarbonato, di legni, di metalli, di tessuti e carta, è definitivamente un’operazione contemporanea di superamento della vecchia pittura, ibridata dal saper porre, nel progetto, la testa e la fantasia, lo sguardo e il cuore. E allora si comprende veramente come le opere dell’artista chiedano, innanzitutto, di essere guardate con la grazia della semplicità, con la leggerezza di una libera osservazione, col sostegno della cultura, con l’abbandono agli impulsi dei sentimenti. È proprio tenendosi in equilibrio su questo crinale che il dipanarsi del percorso di Alessia si rivela e riesce a far emergere il suo passato/presente/futuro: è così che se ne comprende la ricchezza, la potenzialità, l’unicità. È così che, in ogni prova che quest’artista affronta, compare forte il pathos, affiora la musicalità, si sottintende il messaggio costante del suo saper essere. Nella necessaria sintesi del mio racconto visivo sulle opere di questa artista spero si comprenda, alla fine, che occorre, di fronte alla sua arte, lasciarsi andare, innanzitutto, alle emozioni e poi alla complessità dei riferimenti che tale arte sottintende. In questo modo si riconosce l’impulso che ha generato il progetto dell’artista e l’ampio spettro della sua cultura, vasta e densa di esperienze vissute: nello sfondo persiste sempre una passione in cui si alternano lo sgretolamento di certezze e la forza di nuovi inizi. Perché al centro di tutto il percorso c’è sempre la donna/artista, con le sue debolezze, con la sua affascinante complessità, con la ricerca sempre insoddisfatta di nuovi limiti e di nuove elaborazioni. E ci sono ancora, particolarmente evidenti, l’aspirazione ad una rinascita estetica, la volontà di rivincita sul tempo che corre troppo rapidamente, la ricerca di nuove e personali prospettive. Simboli, segni, forme, scritture evocative: le opere di Alessia Tortoreto mirano a portare con un nuovo specifico linguaggio là dove le parole non arrivano. E forse si diventa veramente artisti proprio quando si comprende che l’arte può avere un valore aggiunto rispetto al linguaggio parlato, quel valore aggiunto che consiste più in ciò che è suggerito e sotteso che in ciò che viene definito da una condivisa e inequivocabile comunicazione.

Alcune Opere


Alchimia Sferica

Scheda Opera

Caos Primordiale

Scheda Opera

Costruire Decostruire

Scheda Opera

Fusione in Fusione

Scheda Opera

Il Filo dell'Intuizione

Scheda Opera

Il Suono del Movimento

Scheda Opera

Inverno Rosso

Scheda Opera

La Forma dell'Acqua

Scheda Opera

La Lirica del Colore

Scheda Opera

Percorsi Immaginari

Scheda Opera

Quid

Scheda Opera

Riflessi

Scheda Opera

Terra e Acqua

Scheda Opera

Tracce di Memoria

Scheda Opera

Trame Svelate

Scheda Opera

Archeologia del Ferro

Ambiente Acqua

Ambiente Metallo

Ciclo Naturale

Ciclo Naturale Rilievo

Contemplazione Eterna

Inseguendo Venere